lunedì 6 febbraio 2012

Da piccola volevo fare l'archeologa


Da piccola volevo fare l'archeologa, complici i miei genitori insegnanti, che mi facevano passare le ferie a visitare tutti i musei, italiani e nel mondo.
Erano stati proprio bravi, pensavo che non ci potesse essere altro modo di passare le vacanze, anche quando a quattoridici anni in Messico, mentre visitavamo gli scavi di Tulum di fronte alla maestosità dell'oceano cristallina, rimasi abbagliata dalla sabbia bianca, dai colori della vegetazione che mischiavano sapientemente il tutto da sembrare finti.
A quel punto chiesi timidamente “mamma posso fare il bagno?” entrambi si girarono quasi inorriditi: “ no amore ci sono gli squali, poi l'acqua è fredda, non hai il costume e hai appena mangiato”.
Sdeng sdeng e triplo sdeng, forse la mia carriera di futura archeologa si è fermata lì, e nessuno si stupisca se poi i miei figli siano nati con parto naturale in una vasca tipo pesciolini, facciano il bagno tutto il giorno, anche appena mangiato, e pure in mutande.
Forse sono una pessima madre, ma il loro sorriso mi racconta una realtà differente, forse come diceva qualcuno più bravo di me “per essere indimenticabili bisogna essere diverse” ed io lo sono, questo è poco, ma è certo.
Sono una mamma in rosa, in mezzo a tante mamme grigie, cerco di portare un tocco di colore e di calore in mezzo alla nebbia mattutina, nel senso che le mie mise fanno luce, tanto sono colorate a volte, ma che ci posso fare, dopo tanti anni di nero, ho capito che la mia vita è un arcobaleno e mi sono adeguata.
A trentaquattro anni ho avuto l'illuminazione sulla via di Damasco, dopo essere stata assunta a tempo indeterminato alla Vodafone, ho capito che da grande volevo fare la giornalista, e così per la gioia dei miei genitori al grido “la vita è mia e me la gestisco io” ho presentato una bella lettera di dimissioni, mi sono trasferita in Romagna, da Pisa, e come se non bastasse nel mentre ho ceduto un rene a mio marito in comodato d'uso, ma questa è un'altra storia.
Mi sono trasferita per amore, ma in realtà era già tutto scritto, perchè come dice il maestro Schifu di Kung Fu Panda “il caso non esiste”, mi sono presentata alla redazione di un noto quotidiano, e con il mio bagaglio di bimamma monorene, moglie e pure padrona amorevole non di uno, bensì di due labrador Ivo e Margherita, ho esclamato “voglio collaborare con voi, anche gratis” il mio caporedattore sogghignando ha risposto “non lo dire troppe volte sennò ti credono” e così su due piedi mi ha dato una possibilità.
Un pezzo per la prima copertina del giorno dopo sul superenalotto, mi sono girata con la mia agilina tutte le tabaccherie tra Cesenatico, Cervia e Milano Marittima, imbastendo un'inchiesta che manco Report avrebbe saputo fare di meglio, e la mattina dopo alle 7 ero davanti all'edicola per annusare le 2500 battute sulla carta stampata con la mia firma: il primo articolo non si scorda mai.
Sono rimasta al quotidiano quattro anni, mentre la prole cresceva, e da cuccioli i miei figli diventavano piccole belve padroni supremi di ogni mia ora o mio spazio libero, al grido “trema trema ci hai voluto ora ci porti sulla schiena” hanno fatto evolvere il mio lavoro di freelance, in “tassinara” a tempo piano, scrittrice nei momenti liberi. (nel mentre il padre, allenatore di professione, ha fatto evolvere il suo lavoro fino in Veneto, quindi sono rimasta da sola agli arresti domiciliari con i miei figli in Romagna.)
Sono certa lo abbiano fatto per farmi apprezzare la gioia dei piccoli minuti ritagliati per me, o per farmi crollare nel letto alle 2015 felice di possere un telecomando e soprattutto skymultivision in modo tale da poter almeno guardare tutti i Bones, Grey's Anatomy, CSI in santa solitudine.
Per modo di dire perchè ad una certa ora di solitudine nel lettone non se ne parla proprio, e al telefono con il marito si sentono dire " sono stanco" e tu accenni "anche io guarda" e lui ti dice " sì ma almeno tu non sei da sola." hai ragione nel lettone siamo in tre a volte anche in cinque se Ivo e Marghe vengono a trovarci, e a volte non sai neanche di chi è quel piede che stai ciucciando, quindi scusa."
Ma nonostante tutto non mollo, continuo imperterrita a mettermi il mio montone rosa per andare a prendere mia figlia adolescente a scuola, che vergognandosi si nasconde, e la ritrovo dopo che sono usciti tutti.
Continuo ad andare dal parrucchiere nonostante che mio figlio, lo gnomo, in un solo giorno abbia fatto una strage “ ehi mamma, ma perchè questa signora vicino a te è così tanto brutta?” e ad un'altra abbia detto: “cioè ma ti rendi conto che sei uscita con i capelli verdi?”
Sono fiera dei miei figli, soprattutto della loro diversità, nello stesso tema, con la stessa maestra, dovevano accendere tre fiammeri per esprimere tre desidere: la grande a suo tempo aveva scritto: “ accendo il primo fiammero per avere la pace nel mondo, il secondo perchè nessuno muoia più di fame, e il terzo perchè mio papà stia sempre bene”, lo gnomo ha risposto così “ il primo fiammifero lo accendo per diventare ricco, il secondo per comprarmi i Monster Track, il terzo per diventare famoso e entrare dentro la televisione.” e alla mia affermazione: “ ma amore i soldi non fanno la felicità.” mi sono sentita rispondere così “ lo so mamma, ma infatti io divento ricco così mi compro i Monster Track e dopo sono felice.”.
Ma io non molto sono Irene Vella, di professione faccio la mamma tassinara, nel tempo libero sono una giornalista free lance povera.

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